
NNumerosi e accurati sono gli studi sulle diverse funzioni che garantivano nella Roma imperiale un’adeguata risposta alle sempre maggiori esigenze della vita cittadina. Da Augusto e dai suoi successori nova officia furono creati per risolvere ad esempio i pressanti problemi annonari, per garantire un necessario e regolare affluire di acque nelle fontane e nelle grandiose strutture termali e di spettacolo, per mantenere in buono stato gli edifici sacri e quelli di carattere pubblico.
I tanti, innumerevoli centri dell’Italia romana, che si specchiavano nell’immagine dell’Urbe, avevano esigenze non dissimili, sebbene in scala di gran lunga ridotta. Certamente di norma spettava ai magistrati cittadini occuparsene, ma non di rado è possibile riscontrare attraverso la documentazione, soprattutto epigrafica, come di volta in volta, all’emergere di particolari esigenze, si sia cercato di rispondere in modo non dissimile da quello urbano, affidando determinate curae a personaggi di riconosciuta affidabilità, scelti nell’ambito della comunità cittadina. Finora su di un tale argomento non si è fermata l’attenzione dei ricercatori. Per questo in un convegno, che si terrà a Siena nei giorni 18 e 19 aprile, docenti di numerose università sono chiamati a portare il loro contributo, per poter mettere a fuoco e confrontare le diverse realtà locali, cercando di definire un quadro d’insieme sulle curae cittadine nell’Italia romana.